No all’emergenzialismo, si alla cultura della donazione: tutti i temi del corso per giornalisti
Sì, alla cultura della donazione di sangue e plasma, no all’emergenzialismo. E’ stato questo uno dei temi principali affrontati durante il corso formativo per giornalisti che si è svolto giovedì 8 giugno a Roma. L’evento è stato organizzato da FIDAS Nazionale con l’Ordine dei Giornalisti del Lazio e si è intitolato “La cultura della donazione, il sangue tra scienza e volontariato”.
All’appuntamento sono intervenuti alcune personalità di riferimento del mondo del giornalismo scientifico italiano oltre che referenti istituzionali di primo piano.
Vanessa Agostini, direttrice del Centro Regionale Sangue della Liguria, ha introdotto l’argomento spiegando: “Il 67 per cento dei pazienti in ambito medico necessita di sangue, e si tratta per lo più di malattie croniche e ereditarie, quindi il concetto da diffondere non è sicuramente quello dell’emergenza”.
E ha continuato: “Il paziente talassemico riceve dalle 30 alle 50 unità di sangue all’anno. Quindi – per ciò che concerne la diffusione delle notizie relative alla donazione – è necessario cambiare l’approccio comunicativo“. Agostini ha poi approfondito il tema della donazione di sangue per il genere femminile, parlando del plasma come un’opportunità di partecipazione e dell’impegno regolare commisurato alle esigenze di chi ha livelli di emoglobina non sempre adatti per la donazione di sangue.
Beatrice Curci, giornalista scientifica e moderatrice dell’incontro, tra gli argomenti toccati ha ricordato il codice deontologico giornalistico: “Al punto 6 della deontologia del giornalista, c’é l’articolo in cui si definiscono i doveri del giornalista nei confronti dei soggetti deboli e si chiede il rispetto dei malati” e ha indicato: “Il tema della malattia riguarda tutti noi e anche per questo motivo abbiamo dei doveri verso il lettore”.
Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue, è intervenuto per fare il punto sul fabbisogno di emocomponenti: “Dal momento che oggi ancora non esiste il sangue artificiale, continua il bisogno di sangue” e ha continuato esponendo i dati della donazione: “In Italia abbiamo 1milione e 600mila donatori che donano 2milioni e 500mila unità. Ne trasfondiamo 2 milioni e 400mila che è quasi tutto ciò che raccogliamo. Non possiamo trasfondere il sangue che non raccogliamo ed è necessario chiedersi se quello che al momento riusciamo a raccogliere è abbastanza“.
E ha proseguito: “La media dei donatori periodici è di 28 su 1000 abitanti, e non capita raramente che i centri trasfusionali non abbiano quantità sufficienti da trasfondere ai pazienti con patologie croniche come la talassemia” inoltre “si parla di emergenza da quarant’anni e se ogni anno abbiamo lo stesso problema non è un’emergenza”. A proposito dei pazienti ha spiegato: “Quello che succede, quando mancano le sacche di sangue, è che a volte, ai pazienti che necessitano di terapia, viene infusa una quantità minore di sangue o in alcuni casi la terapia viene rimandata” per capire meglio: “I pazienti si presentano all’ospedale per riceverla e vengono mandati a casa senza, oppure con solo una piccola parte di quanto necessario per vivere una vita normale“.
Durante l’incontro è intervenuto Andrea Valentino Tetto, presidente di A.M.A.M.I., che ha raccontato la sua esperienza di paziente, confermando: “Noi talassemici nasciamo con un difetto genetico e necessitiamo dell’emoglobina, quindi necessitiamo di donazioni di sangue. Se non riceviamo sempre le giuste quantità di terapia abbiamo una vita “grama”, conduciamo una vita faticosa in cui non riusciamo a fare quello che vorremmo. Invece le donazioni ci portano ad avere una vita completa a 360 gradi: possiamo sposarci, fare sport e vivere con energia”. E ha concluso: “Chi dona sangue compie un gesto immenso”.
Giovanni Musso, presidente di FIDAS Nazionale, ha concluso l’incontro: ” Le informazioni che sono state diffuse oggi sono numerose, speriamo siano utili per permettere a tutti di capire quanto è importante il tema. Invitiamo sempre a donare prima di andare in vacanza tutti per evitare le carenze di cui si è parlato. Certamente è sbagliato agire sull’onda emozionale per raccogliere sangue e parlare di emergenza. Tutte queste informazioni sono necessarie invece per diffondere la cultura del dono del sangue, che è quello che fanno le associazioni. Donare sangue significa anche essere buoni cittadini, prendersi cura di chi soffre, contribuire ad attuare i principi dettati dalla nostra Costituzione: il dovere di solidarietà, la libera associazione e non ultimo il diritto alla salute. Grazie ai relatori e a tutti i partecipanti”.